8 Maggio 2013

La quadratura del cerchio

Ed eccoci, infine.
Dall’ultimo post è passato molto tempo, ma questa volta un motivo c’è, oltre alla mia pigrizia.
Dopo tanti anni su questo blog, lo confesso, mi sentivo prigioniero. Ero diventato schiavo del sistema che avevo creato, troppo rigido, e io troppo pignolo per venir meno alle noiose regole che mi ero auto imposto.
C’era il bisogno di qualcosa di nuovo, di fresco, di inedito, di totalmente diverso da questo blog e da quell’altro, e penso di averlo ottenuto.
Perciò, l’orizzonte degli eventi finisce qui. Non temete, non verrà risucchiato in un buco nero, rimarrà qui esattamente com’è ora. Io ogni tanto verrò a vedere come sta, ma intanto guardo avanti.
Per cui, cari miei lettori, se ancora ci siete, d’ora in poi mi troverete QUI.

26 febbraio 2013

Sotto il lenzuolo

“Sì, è lei.”
Dico, ed è forse più doloroso che partorire. Dopo, velocemente come lo ha abbassato, l’uomo dell’obitorio, con la faccia desolatamente neutra, rialza il lenzuolo fino a coprire nuovamente il viso di mia figlia. Nella mente, fugace, si fa strada il pensiero che questa sarà una delle ultime volte che lo vedrò dal vero, forse proprio l’ultima.
“Mi dispiace moltissimo.” Dice l’uomo, ma la sua faccia è quella di qualcuno che è indeciso se comprare una baguette o una ciabatta al banco del pane. Annuisco in silenzio, con un fazzoletto mi asciugo gli occhi, il perfetto stereotipo di madre affranta, quale effettivamente sono.
Mi accompagna fuori da quel luogo freddo e inospitale, ripercorriamo il corridoio che nemmeno due minuti prima avevo attraversato con il cuore in frantumi, lacerato dal terrore, e tenuto insieme solo da una tenue speranza che è evaporata più velocemente di un fiocco di neve all’inferno, e infine eccomi nuovamente nel mondo esterno, avvolta da una luminosa e caldissima giornata estiva, che mi asciuga le lacrime prima che arrivino a cadermi dalle guance.
Rimango ferma lì, a lungo, in piedi. Ora la vita dovrebbe continuare, penso, ora dovrei andare a casa e preparare il pranzo, e poi domani dovrei andare a fare la spesa, comprare il pane, la carta igienica.
Mi piego in singhiozzi laceranti nel vedermi fra le file del supermercato, indecisa fra la carta morbida o quella economica, e mi assale la certezza.
La mia vita si è fermata insieme a quella di mia figlia, ma il mio corpo continuerà a funzionare, e dovrò nutrirlo, lavarlo e vestirlo fino a che ne sarò in grado. E insieme a questa, un’altra certezza, più subdola: non importa quanto l’amassi, verrà il giorno in cui il suo ricordo sarà più fievole, in cui non saprò più qual era il suo colore preferito, il suo cantante del cuore, il gusto di gelato per cui andava matta.
E infine mi dico che è così, che vanno le cose.
Non è nulla di nuovo.

 

12 febbraio 2013

50mila

Cinquantamila lacrime,
non basteranno perché
musica triste sei tu dentro di me. 

Cinquantamila pagine,
gettate al vento perché
eterno è il ricordo, il mio volto per te.
Non ritornare, no tu non ti voltare,
non vorrei mi vedessi cadere.

A me piace così, che se sbaglio è lo stesso,
perché questo dolore è amore per te.
Cinquantamila lacrime senza sapere perché
sono un ricordo lontano da te.

Cinquantamila lacrime non basteranno perché
musica triste sei tu dentro di me.
Non mi guardare, non lo senti il dolore,
brucia come un taglio nel sale.

A me piace così, che se sbaglio è lo stesso,
perché questo dolore è amore per te. 

Nina Zilli

Questa la ascolterei ballando davanti allo specchio?
Magari no dai, però la potrei cantare sotto la doccia, questo sì!

8 febbraio 2013

Tre civette sul comò

What's inside that box?

Questo è lo stato in cui riversa attualmente il mio comodino; libri arretrati.
Inoltre, i miei fan di più vecchia data li avranno senz’altro riconosciuti, quelli sono Boris e Boris!

31 gennaio 2013

Gondole e macchine volanti

Bentornati in questi lidi, miei succursali lettori.
Sebbene in effetti sia passato un po’ di tempo, io serbo ancora tutto per me ciò che ho visto a Venezia, ed è quindi ora di mettervene a conoscenza. So bene che non aspettavate altro!
Dopo essere sbarcati in stazione, ho estratto la nostra fidata cartina impermeabile e antistrappo, su cui avevamo applicati piccoli adesivi delle nostre mete designate, e con mano saggia ho guidato il nostro duo per strette calli e imprevisti campielli, fino al nostro piccolo hotel, rannicchiato in un angolo, estremamente intimo e quasi mortalmente silenzioso, con un terrazzino affacciato direttamente su un canale, nel quale una mattina, non si sa bene come, si sono rovesciate centinaia di bustine di zucchero.
Abbiamo visitato il ghetto ebraico con relativo museo, facendoci un po’ di cultura in merito, che non guasta mai, e dove avremmo anche comprato un libro di cucina ebraica, non fosse stato per me.
Nel ristorante Kosher lì vicino abbiamo festeggiato intimamente il compleanno di Chicco, ma non vi dirò cosa gli ho regalato, non perché siano mutande commestibili, ma perché se tutto va come deve andare vedrete con i vostri occhi! Dopo il ristorante poi, abbiamo voluto provare il famoso casinò di Venezia. Un po’ perché era il suo compleanno, e un po’ perché avevo richiesto il coupon all’albergo, siamo entrati a costo zero e con un buono da 10€, che è finito tutto nella curiosità che avevamo per le slot machines. Poi l’occhio di Chicco è finito sulla roulette virtuale, e ci siamo installati lì. Puntata dopo puntata, vincita dopo perdita, cominciava a essere stanco e allora decide di puntare su un numero, e quale numero migliore del 13, mio storico numero fortunato. Di certo non ci aspettavamo che, timido timido uscisse proprio lui! E così siamo usciti dal casinò con più soldi di quando c’eravamo entrati. Con quelli abbiamo comprato un minuscolo narghilè da viaggio, con cui abbiamo concluso la notte di capodanno passata in piazza, dopo una splendida e ottima cena, il volto coperto da due maschere comprate e decorate in maniera sapiente dalle mani di Chicco nel giro di due ore! E vi ho parlato della romantica sala da thè, rovinata dal mio mal di stomaco, e della chiesa riempita con tante invenzioni di Leonardo da Vinci ricostruite in miniatura?
Anche quest’anno non siamo di certo rimasti fermi, nonostante febbre e brividi. Restate su questi schermi per seguire le nostre mirabolanti imprese!

Who is who?

29 gennaio 2013

Friends

C’è profumo
di cannella e cioccolato,
nelle notti fra amici.

C’è l’eco
di risate nella notte,
piccoli attimi felici.

C’è un senso
di caos e disordine,
ma per una volta ti piace,
anche se non dici.

Stay with us

21 gennaio 2013

Vane speranze

Per un attimo ho creduto che Rebecca, la prima moglie su Rai1 fosse l’originale di Hitchcock, e non il suo tragico rifacimento in italiano.
Poi la realtà mi è arrivata addosso come un macigno.

17 gennaio 2013

Nel ponte dei sospiri

Mi ricordo…
Avete mai visto la tela più grande del mondo? Forse sì, ma non lo sapete. Si trova nella sala del Maggior Consiglio, a palazzo Ducale, a Venezia.
Io e Chicco ci eravamo davanti, questo capodanno. Ci siamo seduti in questo salone immenso, grande quanto tutta la sala mostra dove lavoro, incorniciato da decine di ritratti dei dogi e innumerevoli dipinti su tutte le pareti.
Eravamo stanchi, infreddoliti, e io personalmente dal giorno prima soffrivo di un fastidioso principio di influenza comprendente febbre e problemi di liquidità non concernenti il portafoglio.
Ed è in queste condizioni che più tardi nella visita, della cui interezza riferirò nelle cronache, dopo attraversato lo stretto passaggio del ponte dei sospiri, guardando fuori dalla finestrella con le sbarre immaginando di essere un recluso agognante alla libertà, abbiamo esplorato le prigioni. Un posto umido, gelido, tetro, tanto più che pioveva, e quando siamo passati dal chiostro era tutto un gocciolare minaccioso, ma molto emozionante. C’era anche una stanza con le scritte che i prigionieri hanno lasciato ai posteri, che a giudicare dai contenuti risalivano alla seconda guerra mondiale, una delle quali abbiamo fotografato per quanto particolare, sebbene i suoi contenuti fossero vietati ai minori.
Ma non è finita qui la lista delle cose che abbiamo visto nel palazzo, ma, per amore di suspence, mi fermerò qui, per ora.
Anche perché così fate in tempo ad andarci anche voi!

Reflections

10 gennaio 2013

Il ponte e la luna

Non si vedevano le stelle, quella notte.
Remava in acque scure e silenziose, in calli poco frequentate dai turisti. Dalla punta della gondola partiva un sottile fascio di luce che gli illuminava la via. Tuttavia, non ne aveva veramente bisogno, conosceva quei canali come fossero stati i corridoi di casa sua, e, in un certo senso, lo erano.
Capitava che qualcuno si affacciasse alla finestra e distrattamente cogliesse i suoi movimenti, ma pochi istanti e scompariva nelle tenebre. Il suo non era un giro turistico, non c’erano giapponesi a bordo che scattavano foto a ogni ponte e ogni maschera in vetrina, e quindi procedeva speditamente.
Non aveva una vera meta, ma solo uno scopo. Voleva, colpo dopo colpo, onda dopo onda, che la città entrasse in lui.
Voleva remare fino a che non sarebbe scomparso, diventando lui stesso parte di quelle acque, voleva essere parte di quelle storie che si raccontano attraverso le generazioni, voleva diventare una leggenda, e non essere più uno dei tanti.
Notte dopo notte, remava fino allo stremo, ma invano.
L’unica ricompensa che riceveva era la luna piena, moneta d’argento splendente nelle tenebre.

Part of a story